Vivo da 20 anni a Bologna, ma le mie origini sono calabresi, intenso sud nelle radici e nel cuore.
Il mio interesse per la fotografia nasce dalla necessità.
Necessità di portare alla luce i contenuti più arcaici della psiche, senza intenzioni che si fermino all’estetica o alla perfezione della forma.
Una ricerca, attraverso l’obiettivo, che è più un Percorso di Senso, una sorta di terapia fotografica, spinta da un bisogno verso un’autenticità profonda, una risposta ad una possibile domanda.
La fotografia, dunque, come strumento per una trasformazione personale.
Mi accompagna in questo percorso, che è stato quasi totalmente da autodidatta, Renèe, la mia fedele Canon, sorella di mille avventure.
E i corpi. Per lo più di donne. Vicini, dilaniati, forti, delineati, abbandonati, rifiutati.
Io attraverso di loro e loro attraverso di me. Un cammino verso noi stessi, per giungere sempre più vicino al nostro mondo interiore.
Il simbolismo, il lavoro sugli archetipi, lo scandagliare le profondità dell’anima, il ricongiungersi con le proprie ombre, il far emergere la nostra luce: questo, per me, il senso del fotografare.